La torrefazione del caffè miscela arabica
Un popolo di bevitori di caffè
Non possiamo negarlo! Siamo un popolo di santi, poeti, navigatori e bevitori di caffè. Lungo, corto, macchiato, americano, in tazza grande o piccola, ognuno ha le sue preferenze ma una cosa ci accomuna: il caffè.
Magari non conosciamo neanche come si articola la torrefazione del caffè miscela arabica , che è una fra le più diffuse, ma sicuramente sappiamo indicare il bar che ci ha incantato per come prepara il nostro rito mattutino. Alzi la mano chi non ha bisogno di una tazza della scura bevanda per sentirsi sveglio e pronto ad affrontare con grinta la nuova giornata che ci aspetta. E quanti sono quelli che non sentono il bisogno di chiudere il pranzo con una tazzina in mano? Pochi, veramente pochi.
Cerchiamo di conoscere meglio questo nostro compagno quotidiano.
Una leggenda racconta che un pastore che portava il suo gregge a pascolare in Etiopia, una notte si rese conto che le sue pecore invece di dormire erano arzille e piene di energia. Collegò questo fatto alle bacche che avevano mangiato da un alberello. per curiosità prese i semi, li abbrustolì, li macinò e li fece bollire in acqua. Era nato il caffè.
Esistono più di cento specie ma le più usate sono l’arabica e la robusta. La torrefazione di caffè miscela arabica inizia con la tostatura dei chicchi a temperature alte che permettono ai chicchi di assumere l’aroma più giusto per la miscela. Dopo la tostatura il caffè viene portato a temperatura ambiente mediante dell’acqua fredda vaporizzata. Per la miscela arabica vengono usati dei tempi non brevi, come per la miscela Robusta, ma neanche lunghi, come per il caffè per l’espresso, ma una via di mezzo che consente ai chicchi di sprigionare la fragranza e la dolcezza che sappiamo riconoscere anche ad occhi chiusi.
Fino a pochi anni fa, anche in piccole città, era facile trovare bar che esponevano l’insegna: Torrefazione di caffè miscela arabica. Era specificato anche il tipo di caffè perché così i probabili clienti sapevano cosa avrebbero bevuto. Ora è più difficile incontrare queste insegne.
Ma è anche vero che oggi prendere un caffè al bar è un gesto naturale per tutti. La pausa di metà mattina negli uffici si passa davanti alla macchina che eroga bevande, la più consumate delle quali non ha neanche bisogno di essere nominata.
Nell’intimità della famiglia le cose non cambiano, magari non sarà disponibile una torrefazione di caffè miscela arabica, ma in nessuna casa manca la macchinetta per il caffè. Ci sono diverse scuole di pensiero in proposito. C’è chi preferisce la classica moka che va messa al fuoco dopo che è stata riempita con la miscela, più o meno fine, di una marca o di una altra, e aspettare il borbottio che annuncia che il caffè è pronto per essere servito, cioè è, come si dice, venuto su. Guai a farlo cuocere troppo, per gli intenditori potrebbe prendere un gusto di bruciato. Chi ha fretta usa invece le cialde, sempre di marche più o meno note, che in pochi attimi riempiono la tazzina, escludendo il rituale di prima. Comunque non importa come sia preparato, l’importante è bere la nostra tazzina di caffè.
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